Non è neve pietrificata da un magico sortilegio quella che imbianca le briglie del Fosso del Palazzo nel comune di Laterina-Pergine Valdarno.
Di fronte alle immagini di queste opere idrauliche, ancora avvolti nelle atmosfere natalizie e complice l’ambiente fiabesco in cui sono immerse, è fin troppo semplice scivolare in fantasiose ipotesi.
Fate, gnomi e incantesimi però non c’entrano.
A spiegare la natura del curioso cappello bianco, che orna la sommità dei tre blocchi di pietra squadrati, su cui in molti si sono arrovellati, è stato l’ingegner Marco Benini: il professionista al quale il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno ha affidato l’incarico di chiarire l’origine delle formazioni di consistenza rocciosa e dalla forma parabolica.
Il fenomeno che lui stesso definisce più unico che raro non è dovuto alla magia ma alla chimica!
A disegnare la straordinario copricapo sulle tre briglie poste in loc. Santa Maria in Valle sarebbe infatti la CO2. Ed ecco la spiegazione scientifica:
“Ho notato che il Fosso del Palazzo riceve, a monte delle briglie, la confluenza del suo tributario Fosso dell’Acqua Bogliola, intorno a cui, fin dal 1950, l’azienda situata tra la ferrovia e la grande curva della Strada regionale 69, estrae dal sottosuolo l’anidride carbonica per usi industriali. Il giacimento naturale evidentemente rilascia anidride carbonica proprio in corrispondenza del Fosso che non a caso è stato ribattezzato dell’Acqua Bogliola. Il nome infatti potrebbe derivare sia dall’aggettivo toscano “bogliolo”, sinonimo di guasto, marcio, puzzolente con cui di solito si indica l’odore delle uova poco fresche, sia dal verbo toscano “boglire,” variante di bollire. E infatti le pozze del fosso gorgogliano e hanno uno strano odore”, spiega l’ingegner Benini.
“Il meccanismo chimico apparentemente complesso, in realtà è quanto mai semplice. Quando un’acqua ricca di anidride carbonica attraversa del terreno calcareo, il calcare si scioglie e origina bicarbonato acido di calcio. Quando il bicarbonato di calcio, trasportato dall’acqua che scorre, trova una minore concentrazione di CO2 , avviene la reazione inversa e, in presenza di gocciolamento e stillicidio tipici delle portate di magra, forma piccoli grumi di calcite. E’ la stessa reazione che porta alla formazione delle stalattiti e delle stalagmiti”.
Con due formulette insomma l’ingegnere ha risolto il “caso”, ma l’inusuale fenomeno delle briglie imbiancate non smette di affascinare.
Il Presidente del Consorzio Alto Valdarno Paolo Tamburini commenta: “Durante un sopralluogo per programmare la manutenzione delle briglie, ci siamo trovati di fronte questa particolarità: una situazione straordinaria, che meritava di essere approfondita. Di qui la decisione di farci uno studio. Perchè è compito del Consorzio non solo occuparsi della sicurezza idraulica, ma anche salvaguardare il territorio e il suo patrimonio, comprese le ricchezze naturali, come quella del Fosso del Palazzo, che intendiamo valorizzare”.