Giganteschi, fino al punto di arrivare a toccare non solo il cielo, ma anche il traliccio dell’energia elettrica.
Ad Arezzo, in località Gragnone, alcuni esemplari di Ailanto avevano raggiunto altezze smisurate e preoccupanti, lungo la strada che costeggia il Vingone all’altezza della “botteghina”. Eccessive, come spesso riesce a fare questa pianta esotica, ormai considerata un pericoloso infestante perché capace di attecchire ovunque, di moltiplicarsi e crescere rapidamente, di modificare pesantemente l’ecosistema per potersi fare spazio.
L’interferenza con le linee aeree gestite da Enel è stata segnalata da Federico Scapecchi al Consorzio 2 Alto Valdarno.
Carta e penna alla mano il consigliere comunale, in rappresentanza dei cittadini della zona, ha evidenziato la situazione di potenziale pericolo. Il sopralluogo ha confermato la necessità dell’intervento: i tecnici dell’ente con i colleghi del Genio Civile Valdarno Superiore hanno condiviso l’urgenza di procedere alla rimozione delle alberature dal tronco sproporzionato e fragile per mettere in sicurezza la zona. Contro il rischio black out e contro la possibile ostruzione del corso d’acqua in caso di caduta o crollo dei fusti.
Qualche giorno fa l’operazione, sulla sponda destra del torrente, è stata eseguita con molte precauzioni per evitare di diffondere nell’ambiente elementi capaci di favorire lo sviluppo e la diffusione dell’”albero del paradiso”.
“Il nome non deve trarre in inganno – spiega l’ingegner Beatrice Lanusini, referente del settore difesa idrogeologica del Consorzio di Bonifica in territorio aretino, che, con la collega Giulia Pierozzi, ha seguito i lavori -. Di fatto si tratta di una pianta infestante, invasiva e fortemente competitiva che sta colonizzando sempre nuove aree del territorio, con un forte e pesante impatto sull’habitat naturale. Eliminarla è difficilissimo. Il nostro compito perciò non si è esaurito con l’abbattimento. Dovremo tenere sotto controllo l’area, organizzare sopralluoghi trimestrali e prevedere periodiche manutenzioni per evitare a questa specie di svilupparsi in modo eccessivo, a minaccia della sicurezza idraulica e delle persone”.