La bonifica è… rosa. Se, nell’immaginario collettivo, siamo portati a considerare prevalentemente maschile il mondo popolato di escavatori, decespugliatori, trattori, che si occupa quotidianamente di argini, briglie, cateratte, alvei e sponde, dobbiamo ricrederci. Al Consorzio 2 Alto Valdarno non è così. Nella sede di via Rossi ad Arezzo, la superiorità femminile è evidente. Intanto nei numeri. Le donne sono 14, gli uomini 12. Ma non solo. La parità di genere non è solo formale, ma sostanziale e si scopre scorrendo l’organigramma. A capo del settore difesa idrogeologica infatti c’è l’ingegner Serena Ciofini, quarantenne, con laurea in ingegneria del territorio ed ambiente, moglie e madre di due splendidi bambini. E’ la responsabile di tutti gli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua del comprensorio: oltre 6.500 km di reticolo su cui deve essere garantita vigilanza e programmazione dell’attività di difesa del suolo. Coordina uno staff giovane e in gran parte al femminile. Lavorano con lei due ingegneri ambientali, Beatrice Lanusini e Chiara Nanni, e un geometra, Giulia Pierozzi. Ognuna di loro ha una storia diversa ma una unica comune passione: la cura “ecocompatibile” dell’ambiente fluviale con l’obiettivo di preservare la funzionalità idraulica del corso d’acqua, salvaguardandone l’habitat naturale. “Sono assolutamente contraria a fare del sessismo di retroguardia, eppure mi accorgo ogni giorno delle differenze. Un esempio banale: all’inizio, gli interlocutori si rivolgono a me chiamandomi Serena, mai ingegnere. E questo è un segnale!”, spiega Ciofini, anche un po’ sorpresa dell’attenzione posta sull’organizzazione “rosa” del Consorzio di Bonifica. Infatti precisa: “Quando sono al lavoro, non faccio distinzioni di genere. Sono un ingegnere e mi comporto da tale”. E’ questo che ha fatto di lei, ormai da anni al servizio dell’ente, una professionista stimata e apprezzata, a livello locale e regionale. Il primato rosa del CB2 continua anche quando ci si sposta dal settore manutenzioni al settore irrigazione. Ai vertici della struttura, un’altra donna: Lorella Marzilli, ingegnere civile con specializzazione in idraulica. Da lei dipende lo sviluppo e la gestione della rete irrigua che “disseta” le aziende agricole della zona con l’acqua proveniente dall’invaso di Montedoglio, il sistema di telecontrollo affinato nel tempo per risparmiare la risorsa, il servizio h 24 per garantire non stop acqua alle coltivazioni. E’ una cinquantenne, sposata, con due figli grandi, e ancora un inesauribile entusiasmo per il suo lavoro. “Ai miei tempi, le donne che frequentavano la facoltà di ingegneria si contavano”, racconta. “Oggi non è più così per fortuna. La vera difficoltà inizia dopo, quando si comincia a lavorare e si entra in ambienti che, per consuetudine, sono considerati, seppure erroneamente, maschili”. E lei, che non ha problemi neppure a prendere l’auto di notte, a guidare tra i campi, per raggiungere e riparare il punto in cui si registra un guasto a una tubazione, ne è l’esempio. Nella squadra che coordina, ci sono due persone. Una, Beatrice Conti è una giovane donna, agronomo, specializzata in irrigazione e sistemi irrigui. Al CB2 naturalmente non poteva essere che rosa il settore amministrazione capeggiato da Beatrice Caneschi, quarantacinquenne laureata in legge dal piglio deciso, che dirige una bella squadra composta, nemmeno a dirlo, prevalentemente da donne: l’avvocato Gloria Albiani, le ragioniere Laura Mesisca e Maria Grazia La Zazzera e la dottoressa Anna Magini sono cinque delle sette risorse su cui può contare. La ragioniera Giulia Parati ha invece come “capo” un uomo, l’unico capo servizio maschio dell’ente. E infine è rosa un altro settore usualmente considerato maschile: il catasto. In realtà a muoversi tra partite, proprietà immobiliari, visure, ruoli da emettere sono tutte donne, con una sola eccezione. Pamela Ghelli e Rossella Bellotti sono le “signore” del tributo. Ruolo delicato e difficile ma che, con preparazione, professionalità e correttezza, riescono ad esercitare creando un rapporto di fiducia e collaborazione con i consorziati. Così in questo 8 marzo, in cui si celebrano le battaglie di genere per il diritto al lavoro, per l’equiparazione delle retribuzioni, per le pari opportunità nella carriera, l’Alto Valdarno non può che essere considerato un esempio virtuoso e positivo.