Pezzi di legno e di ferro, sanitari e rubinetterie in disuso, vecchi mobili ed elettrodomestici, sacchetti di ogni colore, forma e dimensione e, in più, adesso, anche mascherine abbandonate.
Con il via ai lavori di manutenzione ordinaria lungo i corsi d’acqua viene a galla di tutto a documentare una inciviltà ancora troppo diffusa che rischia di trasformarsi in pericolo idraulico e in minaccia per l’ecosistema fluviale e non solo.
Di fronte ai quintali di oggetti trascinati dalle piene, che lo sfalcio della vegetazione mette tristemente in mostra, il Consorzio 2 Alto Valdarno rilancia la campagna “Fiumi Puliti”, interrotta bruscamente causa COVID 19 nel mese di marzo.
“Occorre ricordare che disfarsi degli oggetti gettandoli nel fiume è prima di tutto un reato ambientale soggetto a pene severe. Non solo. I rifiuti abbandonati possono diventare ostacoli capaci di ostruire la luce di guadi e ponti, di creare pericolosi effetti diga, di rallentare sensibilmente il deflusso delle acque”, spiega la Presidente Serena Stefani, richiamando l’attenzione sulla gravità di comportamenti e le potenziali importanti ripercussioni sul territorio.
“La presenza di questi materiali richiede costi aggiuntivi importanti per il Consorzio che li deve recuperare, per i Comuni chiamati a smaltirli e per le comunità locali che, di conseguenza, si vedranno ridimensionare i servizi. E non solo. I rifiuti hanno un impatto negativo sugli habitat naturali compromessi in particolare dall’invasione delle micro e macro plastiche”.
Proprio i ritrovamenti e i recuperi di questi primi giorni di riapertura dei cantieri lungo i fiumi, dopo lo stop ai lavori per il rispetto della fauna nidificante, ha convinto il Consorzio 2 Alto Valdarno a riprendere con decisione la sua campagna di informazione e sensibilizzazione “Stop ai rifiuti nei fiumi”.
“A breve ripartiranno le giornate di pulizia dei corsi d’acqua insieme alle associazioni del territorio: un’iniziativa che abbiamo programmato in collaborazione con la Regione Toscana e che intendiamo riprendere con decisione”, annuncia Stefani ricordando che nessun’area è immune dal fenomeno. A cominciare dal Casentino, dove, ai margini del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, in poche settimane, sono stati raccolti e smaltiti quintali di immondizia abbandonata nell’alveo e sulle sponde dell’Arno.