In tutto il Valdarno lavori in corso per la riduzione del rischio idraulico. Il Consorzio 2 Alto Valdarno ha però dovuto aggiustare il cronoprogramma degli interventi per far fronte a una emergenza: la presenza invasiva di una pianta aliena sul torrente Faella.
Lo ha spiegato la Presidente del CB2 Serena Stefani, nel corso della conferenza stampa in cui è stata illustrata l’attività del Consorzio: “In poco più di un mese è già stato realizzato il 30 per cento degli interventi previsti dal Piano delle attività di Bonifica che ha ottenuto l’approvazione della Regione Toscana. Entro la fine dell’anno riusciremo a completare tutti i lavori preventivati. E’ stata temporaneamente rinviata in modo voluto invece l’operazione sul Torrente Faella per ragioni di carattere tecnico scientifico bene illustrate dal geologo Simone Frosini dell’Unione dei Comuni del Pratomagno che, su apposita convenzione, si occupa della realizzazione di una fetta consistente degli interventi pianificati in Valdarno”.
“La decisione è stata obbligata dalla presenza invasiva di una pianta aliena”, ha precisato Frosini, impegnato da tempo, insieme al Consorzio di Bonifica, nella lotta contro la colonizzazione della Phallopia, più nota con il nome di Poligono del Giappone.
“Si tratta di una pianta di origine orientale che si è insediata in Valdarno ormai da 10 anni. Al momento della sua comparsa occupava le aste fluviali per non più di un km, ora la sua presenza si è moltiplicata fino ad interessare 10-12 km e ha raggiunto concentrazioni straordinarie soprattutto nei comuni di Terranuova Bracciolini e Castelfranco Piandiscò. E’ una specie vegetale che, da noi, non ha competitor, si riproduce con estrema facilità e quindi si propaga in modo esponenziale. La sua presenza distrugge la biodiversità e, a causa di un apparato radicale pervasivo, crea molte complicazioni agli argini. Conoscerla è fondamentale per poter studiare modalità adeguate per il suo difficile contenimento. Nel tempo abbiamo scoperto che l’unico modo per rallentarne la diffusione è di spostarla quando è in riposo vegetativo. Ecco perché l’intervento sul Faella non sarà realizzato ora, ma nei mesi di ottobre-novembre. E’ un escamotage per tamponare l’emergenza. Questa criticità dovrà comunque essere affrontata in modo radicale, anche interessando la Regione e il Ministero e andando ad intercettare risorse nazionali e comunitarie per poterla risolvere”.