Il contratto di fiume è stato introdotto in Europa e successivamente in Italia a seguito del secondo Forum Mondiale dell’Acqua che si è tenuto a L’Aia nel 2000, organizzato dal World Water Council con la partecipazione di 5.700 esperti in rappresentanza di 113 paesi.
In quella sede è stato definito come lo strumento che permette “di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale“.
La Francia, dove i percorsi partecipativi hanno iniziato a diffondersi già negli anni 80, ha precorso i tempi, seguita dal Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna.
In Italia è solo all’inizio del 2000 che decollano alcune esperienze pilota: la prima a muoversi è la Lombardia a cui, dal 2007, si unisce il Piemonte.
Oggi a livello nazionale si registrano numerosi percorsi decisionali contrattualizzati a diverse scale scale idrografiche. Alcune esperienze sono maturate e stanno maturando anche in Toscana.
Nel comprensorio dell’Alto Valdarno è già stato sottoscritto il 14 dicembre 2017 ed è operativo il contratto di fiume Civis Chiana, promosso e attuato dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno su un tratto del Canale Maestro della Chiana.
Sono in fase di attivazione i Contratti di Fiume Casentino H2O, Abbraccio d’Arno e Acque d’Arno, sull’Arno; Tevere in Toscana sul tratto toscano del Tevere.