“Da tempo, sottolineiamo la necessità di un grande piano nazionale di manutenzione straordinaria del territorio per ampliare ed adeguare la rete idraulica minore; il dato che arriva ora dalla Toscana non può che aumentare le preoccupazioni di chi, come i Consorzi di bonifica, è impegnato quotidianamente a garantire la sicurezza idrogeologica delle comunità.”
A dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
La carbonatazione, infatti, il noto fenomeno chimico per il quale l’anidride carbonica aggredisce i manufatti in calcestruzzo (come nel tragico crollo del ponte Morandi, a Genova), complici i cambiamenti climatici sta accentuando ovunque i rischi per le opere idrauliche, ma soprattutto nelle aree montane, le cui acque sorgive sono maggiormente ricche di CO2.
L’allarme arriva dalla provincia di Arezzo, in particolare dall’analisi dei “malanni”, riscontrati su alcune briglie in calcestruzzo, presenti nell’alveo del fiume Marecchia, un corso d’acqua con variazioni di portata notevolissime a seconda della stagione: piene violente in autunno (anche di oltre 1.200 metri cubi al secondo) e secche totali in estate; l’asta nasce nel comune di Badia Tedalda, attraversa tutta la Valmarecchia e, scorrendo per circa 70 chilometri tra la Toscana e l’Emilia Romagna, arriva fino a Rimini.
La situazione più grave è stata individuata a valle del ponte della strada comunale di Rofelle, dove il parziale scalzamento della base, la corrosione del calcestruzzo della soglia, il crollo localizzato di un muro d’ala stavano progressivamente pregiudicando la funzionalità e la sicurezza di una briglia con il rischio del suo collassamento.
“Così, per limitare i fenomeni erosivi e mantenere la stabilità del rivestimento, si è consolidata dapprima la base dell’opera, proteggendola con massi ciclopici; poi si è provveduto alla ricostruzione del muro parzialmente crollato ed infine si è ripristinata la soglia, utilizzando materiali biocompatibili” spiega Enrico Righeschi, ingegnere del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno.
“Le briglie svolgono una funzione importante: consolidano l’alveo, riducono l’erosione ed il trasporto solido. E’ fondamentale quindi mantenerle in efficienza, soprattutto nelle aree montane, dove sono minacciate anche dall’escursione termica” indica la Presidente del Consorzio di bonifica Alto Valdarno, Serena Stefani.
A ciò si aggiungono i marcati sbalzi di portata, che minano la stabilità degli argini ed accentuano l’inalveamento dei corsi d’acqua, aumentando il rischio idrogeologico.
“I lunghi periodi di siccità, che stanno caratterizzando l’emergenza climatica sull’Italia – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – comportano, tra l’altro, che la scarsa portata, fluente in corsi d’acqua a regime sempre più torrentizio, tenda a scorrere al centro dell’alveo, progressivamente scavandolo ed abbassandolo con la conseguenza che, in caso di piena repentina, l’acqua, costretta in un cunicolo, aumenti esponenzialmente la velocità e quindi la forza, prima di riuscire ad espandersi sull’intero letto. È evidente come questo fenomeno accentui fortemente il pericolo idraulico per i territori rivieraschi.”