In meno di un mese, ben tre sentenze confermano che il contributo di bonifica va pagato. Vittoria a mani basse quindi per il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, a cui i giudici hanno dato ragione, condannando anche al risarcimento delle spese di giudizio i consorziati, che contestavano la legittimità delle richieste consortili.
Il caso più emblematico è rappresentato dal ricorso collettivo-cumulativo presentato da 63 proprietari di immobili contro le cartelle emesse da Equitalia, relativamente ai contributi di bonifica, imposti dall’allora Consorzio Val di Chiana (oggi Alto Valdarno), per gli anni 2011, 2012, 2013.
Dopo aver incassato un primo parere favorevole, si sono dovuti arrendere di fronte alla Commissione Tributaria Regionale, a cui il Consorzio ha presentato tempestivamente ricorso. Richiamando anche un parere espresso dalla Suprema Corte, la camera di consiglio, riunita a Firenze il 24 maggio scorso, infatti ha dato ragione all’ente.
Il beneficio goduto dall’immobile per l’attività svolta dal Consorzio non deve essere dimostrato dall’ente. E’ implicito e dipende dal fatto che l’edificio o il terreno ricadono all’interno del perimetro di intervento consortile, come dimostra il piano di classifica approvato. Morale: i contribuenti sono tenuti a pagare gli importi delle cartelle aumentati dei 3.000 euro delle spese di giudizio.
Analoga e positiva conclusione anche per il ricorso presentato dal CB2 contro la sentenza pronunciata dalla Commissione Provinciale di Arezzo: in prima istanza, infatti, i giudici avevano fatto prevalere le ragioni di un contribuente che contestava gli importi richiesti dall’ex Consorzio Val di Chiana Aretina, oggi nell’ Alto Valdarno, relativi agli anni 2011, 2012, 2013. Sentenza capovolta dai giudici fiorentini, che, sempre nella seduta del 24 maggio, hanno accolto le ragioni dell’ente, condannando il consorziato a pagare il contributo, maggiorato dei 200 euro per le spese del grado.
La pioggia di ricorsi falliti si conclude con la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Arezzo. A impugnare le cartelle per il recupero del contributo consortile relativo agli anni compresi tra il 2008 e il 2013, una società che contestava il beneficio oggettivo ricavato dal fondo di proprietà in seguito all’attività di bonifica. Contestazione respinta al mittente: la sentenza ha riconosciuto piena legittimità alle richieste consortili.
“Non nascondo la soddisfazione per le sentenze – spiega il Presidente Paolo Tamburini – che chiudono contenziosi protrattisi per anni, portando alle casse dell’ente risorse aggiuntive, che saranno interamente investite in altri lavori di manutenzione. I pronunciamenti delle Commissioni Tributarie Regionale e Provinciale confermano l’importante ruolo svolto dal nostro ente che, attraverso il contributo richiesto ai proprietari degli immobili, svolge una insostituibile azione di difesa idraulica di tutto il territorio ad esso assegnato, lavorando soprattutto sulla prevenzione. Resta l’amarezza per i consorziati, che si lasciano sedurre dalle promesse di chi continua a sostenere, ignorando la giurisprudenza, l’illegittimità del contributo di bonifica. La disobbedienza civile alla fine penalizza il Consorzio che incassa i soldi dopo anni e i contribuenti che, oltre a dover saldare le cartelle, si vedono addebitare anche le spese di giudizio”.
Arezzo, 7 luglio 2018