La manutenzione gentile come modus operandi: il Consorzio 2 Alto Valdarno, fin dalla sua nascita (nel 2014), per la manutenzione ordinaria del reticolo, ha adottato metodiche poco invasive e rispettose degli ecosistemi che impreziosiscono i 6.500 km di corsi d’acqua presenti nel comprensorio.
E forse le caratteristiche stesse del territorio, articolato in 3 province e 54 comuni, hanno incoraggiato l’utilizzo di pratiche green: nell’estesa area montana infatti la bonifica assume contorni e obiettivi diversi e la presenza di aree di pregio ambientale impone necessariamente interventi cauti ed ecologici.
Questo insieme alla sensibilità di amministratori e tecnici ha portato l’ente a gestire il contenimento della vegetazione fluviale con la massima attenzione.
Niente tagli nella stagione della nidificazione e dello sviluppo dei piccoli, se non in casi di reale rischio idraulico; ridotto utilizzo dei mezzi meccanici; massima cura nella conservazione della biodiversità con preferenza per le specie autoctone che hanno un comportamento capace di assecondare meglio le necessità del corso d’acqua; formazione specifica per tecnici e operatori e adozione di manuali di buone pratiche a cui si devono attenere tutti, anche le imprese agricole che intendono collaborare con il Consorzio; coinvolgimento degli studenti (e con essi delle scuole e delle famiglie) per incentivare comportamenti corretti e rispettosi e sviluppo dei contratti di fiume come strumenti per una difesa idrogeologica del territorio partecipata e condivisa da cittadini, amministratori e associazioni.
La Presidente del CB2 Serena Stefani ha rapidamente disegnato le coordinate operative all’interno delle quali si muove il Consorzio a Daniela Burrini, Presidente della LIPU di Firenze, e a Laura Bonanno, delegata della Lipu di Pistoia, che, per approfondire la conoscenza dell’attività dei Consorzi, hanno chiesto un incontro con l’Alto Valdarno che, per ragioni di sicurezza, si è tenuto webinar.
Dalle parole ai fatti. E’ stata l’ingegner Serena Ciofini, caposettore difesa idrogeologica del Consorzio, a chiarire con esempi pratici e concreti le modalità operative applicate dall’ente.
“L’obiettivo del Consorzio è di garantire il regolare deflusso delle acque e la funzionalità idraulica, attraverso la manutenzione ordinaria del reticolo che prevede il contenimento della vegetazione, la ripresa di piccole opere, la movimentazione e rimozione dei sedimenti, la vigilanza. Il Consorzio Alto Valdarno fin dall’inizio ha rispettato lo stop ai tagli nel periodo marzo-giugno, limitando – in quel periodo dell’anno – la sua operatività alle sole situazioni indifferibili. Per esempio su un tratto limitato del Torrente Mucchia, dove, a causa di una urbanizzazione estrema, si rende necessario un doppio intervento per lasciare transitare la portata di piena. Sono solo poche eccezioni, sempre concentrate su tratti molto limitati e consolidati, dove si opera secondo buone pratiche studiate ad hoc, in base alla tipologia del corso d’acqua e dell’ambiente circostante. Nei tratti dove il taglio vegetazione deve essere realizzato ogni anno, se le dimensioni dell’alveo lo consentono, viene lasciata una fascia di erbe e arbusti nella parte inferiore della sponda, per garantire rifugio agli animali e per una adeguata ombreggiatura dell’acqua, che quindi diventa oggetto di intervento con una cadenza pluriennale. Accade nel Vingone a Castiglion Fiorentino, nel Vingone di Arezzo e nell’Esse a Monte San Savino. Dove lo spazio non lo consente, vengono comunque conservati gruppi di cespugli e arbusti in modo alternato, anche fuori dall’alveo. In ogni caso, il taglio è limitato allo stretto necessario: nelle golene di Arno e Tevere, o nella parte alta della sponda del Canale Maestro della Chiana ad Arezzo, gli arbusti non creano alcun problema idraulico, quindi non vengono eliminati”.
“Quando, in seguito all’ordinanza del commissario di governo, siamo stati obbligati ad effettuare gli interventi nel periodo della nidificazione, lo abbiamo fatto dopo aver consultato esperti ornitologi e aver impartito indicazioni specifiche agli operatori, inserendo nel progetto il comportamento da tenere nel rispetto dell’avifauna, proprio per vincolare le ditte a cui abbiamo affidato i lavori – ha aggiunto il Direttore Francesco Lisi -. Facciamo un grande sforzo anche per rinaturalizzare gli ambienti. Il nostro obiettivo è cercare di limitare le specie alloctone e la flora infestante in modo da garantire la sopravvivenza delle specie autoctone che contribuiscono, con le loro caratteristiche, a contrastare smottamenti e fenomeni erosivi”.
La riunione si è conclusa con l’impegno del Consorzio ad organizzare, appena l’emergenza sanitaria lo consentirà, una sorta di eco-tour per mostrare le soluzioni adottate nelle differenti aree per rendere le lavorazioni eco-compatibili. Non solo.
Tecnici, operai e ditte, nella loro attività sul reticolo, svolgeranno un costante monitoraggio del territorio, segnalando eventuali situazioni di difficoltà per attivare, attraverso la Lipu, un immediato avi-soccorso.