ECOMANUTENZIONE DELL’ARNO A PONTE A BURIANO

Misura poco meno di 3 km, ad Arezzo,  il tratto dell’Arno, su cui ha lavorato il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno: è il tratto che si sviluppa a monte di Ponte a Buriano fino a raggiungere  il confine della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Ponte a Buriano e Penna.

Si colloca in questo contesto di pregio storico-ambientale il  primo dei quattro interventi di manutenzione ordinaria, caratterizzati da un unico denominatore: la vicinanza ad aree particolarmente delicate dal punto di vista  naturalistico.

Proprio perché accomunati da caratteristiche ambientali simili, che hanno richiesto scelte attente e soluzioni ponderate, i tecnici dell’ente hanno deciso di affrontarli insieme, racchiudendoli in un unico grande progetto che abbraccia quattro bacini e due province.

Il banco di prova  ad Arezzo. Poco distante dal bel ponte della Gioconda e dalla ZSC e dalla Riserva di Valle dell’Inferno e Bandella,  tra le prime aree protette istituite dalla Provincia di Arezzo, con lo scopo di tutelare gli habitat umidi e le numerose specie di uccelli che scelgono questi tratti dell’Arno per la nidificazione, la sosta durante le migrazioni e lo svernamento.

L’area di intervento, per la verità, risulta completamente esterna al sito comunitario. Ciononostante,  prima di avviare le lavorazioni, il Consorzio di Bonifica ha effettuato specifiche ricognizioni, ha studiato i siti di intervento,  ha acquisito i pareri e le autorizzazioni necessarie da parte delle autorità competenti e ha introdotto molte cautele per conservare e migliorare l’ambiente fluviale. Ed è proprio per questi motivi che i lavori sono iniziati nel mese di dicembre,  a differenza degli altri interventi di manutenzione sul reticolo idraulico di gestione, che all’inizio del mese risultavano già completati.

“In considerazione della presenza di siti comunitari, e quindi di aree che possono essere danneggiate dagli interventi per il controllo della vegetazione, sono state programmate  solo operazioni strettamente necessarie. Il taglio  della vegetazione arbustiva è stato  limitato ad aree ristrette, dove era necessario  liberare alcune opere, essenzialmente ponti. Nei rimanenti tratti non abbiamo ritenuto  che la vegetazione erbacea ed arbustiva costituisse un ostacolo al deflusso regolare delle acque. L’intervento principale quindi si è concentrato unicamente  sulla rimozione di esemplari arborei   in condizioni critiche, tali da poter creare futuri problemi idraulici e di sicurezza.  I tagli non hanno modificato nella sostanza la copertura e la mescolanza dei popolamenti arborei ripariali. La rimozione ha infatti interessato principalmente piante  divelte e stroncate, in parte  cadute nell’alveo, e  piante danneggiate e seccaginose, presenti sulle rive in prossimità del bordo bagnato, per  consentire un parziale ringiovanimento del comparto arboreo maggiormente a contatto con le acque”, spiega il direttore generale del Consorzio Francesco Lisi, illustrando l’accurata mappatura dei punti di intervento riportati su base cartografica e corredati delle immagini della situazione da risolvere. “Prima di avviare il cantiere è  stata redatta apposita relazione sull’incidenza ecologica degli interventi di manutenzione ordinaria previsti e si è atteso il risultato della Valutazione di Incidenza Ambientale da parte dell’ufficio regionale Settore Tutela della Natura e del Mare, competente in materia ed a cui è stata presentata apposita istanza”, conclude.

“La vegetazione ripariale viene gestita dai tecnici del nostro ente in modo sempre più attento all’ecologia e all’ambiente. E’ una scelta politica, precisa e condivisa, affrontare il tema della sicurezza idraulica e della difesa idrogeologica, limitando l’impatto sugli habitat fluviali. Siamo consapevoli dell’importanza e del valore del patrimonio naturale che popola i nostri corsi d’acqua. Per questo intendiamo difenderlo, ma anche valorizzarlo, farlo conoscere ed apprezzare attraverso appositi percorsi partecipativi come i contratti di fiume”, commenta la Presidente Serena Stefani. “L’attenzione e la cura si concentrano soprattutto in prossimità delle aree più delicate, dove non ci limitiamo ad osservare le normative vigenti, ma cerchiamo di fare sforzi aggiuntivi per adottare tecniche di manutenzione “gentile”, adeguate alla situazione ambientale in cui ci troviamo ad operare”.

LE PRECAUZIONI ADOTTATE

Nello studio di incidenza ambientale il Consorzio di Bonifica ha indicato con precisione le misure che ha scelto di adottare per garantire la naturalità dei corsi d’acqua e mitigare gli effetti delle lavorazioni.

Tra queste, la salvaguardia, dove possibile, delle alberature autoctone, delle essenze di pregio e dei soggetti arborei monumentali con particolare riferimento agli esemplari di acero opalo, acero campestre, abete bianco, carpino bianco e agrifoglio in buone condizioni vegetative; e della vegetazione arbustiva ed erbacea, partendo dalle specie di interesse naturalistico come   il ginepro, la primula, il bucaneve, eventuali orchidee potenzialmente presenti.

Nei limiti del possibile, l’attività è stata eseguita riducendo allo stretto necessario l’impiego di mezzi meccanici e limitando il  movimento del terreno alla sede della viabilità esistente con  apposite risagomature, allo scopo di regolamentare lo scorrimento delle acque meteoriche e il regolare transito dei mezzi.

Attenzione anche per i residui vegetali: il materiale tagliato (compresi i tronchi interi)  è stato conservato a terra nella quantità di almeno 15 mc per ettaro.

Pur non essendo state rilevate piante con caratteristiche tali da costituire possibili siti per nidi, nell’abbattimento delle piante di maggiori dimensioni, tecnici e operai ne hanno verificato la  presenza,   pronti, se necessario, ad intervenire con l’adozione di opere di mitigazione, come l’apposizione di nidi artificiali opportunamente scelti da personale competente.

Oltre ad osservare le prescrizioni individuate nell’apposito studio di incidenza ecologica, il Consorzio di Bonifica si è impegnato a promuovere un programma di sensibilizzazione e divulgazione sul valore degli ecosistemi fluviali e delle aree umide e dei servizi ecosistemici ad essi legati, anche con il coinvolgimento del Contratto di Fiume Abbraccio d’Arno, e la eradicazione o il contenimento delle specie invasive presenti nelle aree limitrofe al sito.

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